Il dibattito che riguarda gli OGM è un dibattito assai complesso, non solo per ciò che c'è in gioco ma anche per i diversi livelli di discussione: politico, economico, ecologico, scientifico. Si discute sulle potenzialità degli OGM di seconda generazione per un miglioramento delle qualità dei cibi in contrapposizione alla già confermata alta qualità dei prodotti tipico e comunque naturali, si dibatte dei danni che gli alimenti geneticamente modificati potrebbero arrecare alla salute umana in relazione al loro utilizzo per risolvere la richiesta mondiale di cibo e ancora della resistenza delle piante geneticamente modificate a trattamenti con erbicidi in antitesi alla possibilità di dare vita a piante superinfestanti e così via.
Il rapporto di MediaBiotech pubblicato nel 2005 e scaricabile QUI, è basato su un'analisi approfondita dei quotidiani e delle riviste di maggior tiratura nazionale e risulta che i giornali italiani danno già acquisita, da parte del lettore, una conoscenza di tipo tecnico-scientifica come quella richiesta dall'argomento OGM. Esaminando i vocaboli utilizzati "il 58,5% degli articoli presuppone una conoscenza di livello medico e il 37% una conoscenza di livello medio-alto, raggiungendo complessivamente la percentuale del 95,5%".
"Sono felice che sappiamo cosa mangiamo... Che c'è per cena?" "Il solito... conservanti, coloranti, additivi..." |
A partire da queste premesse viene da chiedersi come potrebbe un cittadino propendere per una posizione o per l'altra. A ciò si deve aggiungere la scarsa credibilità che ha raggiunto la ricerca scientifica nell'ultimo decennio. Nel momento in cui sono emersi i legami tra la stessa e interessi politico-economici, la neutralità di opinione di cui si faceva garante la scienza ha cominciato a vacillare. C'è, inoltre, da tener conto dell'impatto sulla società, che può avere la problematica degli OGM. Non è detto che un prodotto della tecnologia scientifica, per quanto ideato a vantaggio della popolazione ed economicamente conveniente, implichi il suo automatico impiego. La società, se fornita degli strumenti atti a una corretta comprensione e valutazione, può anche decidere di rinunciare ai potenziali vantaggi in nome di altri valori ritenuti più importanti.
Sempre nello stesso rapporto MediaBiotech si può leggere "quando si parla di OGM scendono in campo due opposte fazioni, una a favore e una contraria, pronte a sfidarsi come se si trovassero in un campo di battagli [...] senza, però, che ci sia mai un dialogo reale tra le parti coinvolte". In questi scontri, più che confronti, tra opinioni contrapposte, dove una fazione afferma l'esatto contrario di quanto detto dalla fazione opposta, chi ne soffre è l'informazione scientifica e l'efficacia della sua divulgazione. Sembra quasi che il contendersi tra le opposte fazioni sia l'unica forma d'accesso a questa tematica e alla possibilità di formarsi un'opinione. Si percepisce, in queste diatribe mediatiche, uno scontro tra opinioni più che tra contenuti, che finisce per delegittimare entrambi, non soddisfacendo la necessità di approfondimento dell'utente, che continua ad essere sempre più perplesso (o a farsi un'opinione senza contenuto...).
È indubbio, nella questione OGM, che la chiave di volta sia nelle mani del consumatore. Un consumatore che sia adeguatamente informato può optare per determinate scelte piuttosto che per altre, può dettare le regole del gioco piuttosto che esserne succube, può orientare le politiche dell'industria alimentare e chiedere una normativa che rispetti le esigenze di trasparenza e chiarezza. Ogni cittadino deve essere quanto più consapevole delle proprie opinioni e delle conseguenze delle stesse, affinché non sia uno spettatore passivo ma coinvolto e in grado di assumere un ruolo attivo al punto di condizionare le scelte dell'industria alimentare e delle politiche europee.
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