Venerdì 21 febbraio mi sono ritrovato insieme ad una trentina di persone in Tuscia,
circondato da numerosi olivi ed alberi da frutto in un’atmosfera semplice e cordiale. Il pomeriggio di questo primo giorno, si sviluppa partendo dall’appassionata lettura del mondo, della natura e dell’olivo di Matteo Mancini. Matteo coinvolge e rende subito partecipi i presenti, dapprima sui verdi prati e poi nell’accogliente yurta mongola. La pittoresca casetta di legno sulla quercia sarebbe una via di fuga da tutta questa mole di dati, incognite e di sfide (vibrazioni del ponte tibetano permettendo), ma non ci si avventura, nessuno si perderebbe un minuto di questo racconto che non è mai monologo.
L’assassino è presto svelato: si lavora il terreno quando si semina, ci dice, e quando si migliora la biodiversità e, altro caso ammesso, quando si decompattano le rotaie dove si spostano i cingoli dei mezzi agricoli. Non si ossida il terreno! - se non per migliorarlo. Matteo estrae una calendula dal prato e ce la mostra come un trofeo, un ingegnoso miracolo della natura: ecco la via del carbonio liquido - il Sole viene trasformato in zuccheri. La luce all’orizzonte assume le tenui tonalità della sera incipiente mentre il relatore solleva una zolla col suo forcone e ce ne mostra l’orizzonte, quello che siamo qui per ammirare: la formazione dell’humus in cui la sostanza organica si smonta e rimonta, nell’economia circolare della natura. I pori del terreno sono la vera chiave della fertilità – spiega mentre impasta del terreno in mano con dell’acqua, per stimare in maniera empirica il quantitativo di argilla. Si è sempre fatto così – dicono – ed è un ottimo motivo per cambiare, per mettere in dubbio le cose, ribatte lui. Il suo approccio è dichiaratamente laico – non ci sono dogmi invalicabili. Neanche la pacciamatura è sempre indicata: non bisogna pacciamare con inverni freddi e piovosi. La tessitura, il ph, la struttura del terreno: Matteo è incontenibile, alcuni partecipanti assorti, altri rapiti. Il carbonio è la colonna e il solaio della struttura, i minerali sono le intercapedini. Fosforo, potassio e magnesio con i loro effetti sull’olivo: scendiamo nelle viscere della materia e apprendiamo che ogni molecola nel terreno fa parte di un sistema interconnesso di elementi la cui gestione non è quella di un semplice manubrio da bicicletta, ma la complessa cloche di un aeroplano - toccandone uno si modifica tutto l’assetto. Arriviamo agli effetti del compostaggio e agli ingredienti di un buon sovescio per l’uliveto. Il suolo è un patrimonio da salvare, cita, e noi lo osserviamo, ci consiglia, perché l’ulivo è lì, nel suolo, e se comprendiamo il suolo siamo anche in grado di avere empatia per questo generoso cespuglio da cui sgorga quel verde e prezioso oro liquido.

La serrata attività didattica teorico-pratica rende i momenti di pausa una prosecuzione ideale di se stessa: i corsisti confrontano le proprie esperienze, si scambiano dubbi e osservazioni. Accenti toscani, abruzzesi e molisani, pugliesi, liguri e laziali – l’ulivo si declina negli idiomi di questa penisola e dei suoi 539 cultivar.

Mani nella Terra e Poggio Artilla ospitano il primo dei tre corsi programmati per questa primavera 2020. Sebbene il calendario dica ancora inverno, il clima è quello atipico dei nostri giorni, con giornate soleggiate e calde per il periodo, mattine e sere ben più fresche. L’ospitalità è di casa, la ricca cucina di Lietta, Carlo e Marina è un valzer colorato di fiamminghe e l’ottimo cibo rallegra gli animi, stempera le angosce della mosca e allevia i dolori della xylella. Sabato e domenica Daniele e Raffaele di Vaso Policonico alternano teoria in yurta a pratica nell’oliveto. Il duo è affiatato e complementare. Mette a disposizione la propria esperienza, gli anni di pratica sul campo, l’attenzione ai dettagli. Strumenti sempre puliti, potatori sempre protetti. Rispetto per la pianta, per la terra, per chi lavora. L’ulivo rimargina i tagli nel tempo, l’autunno sarebbe la stagione peggiore per potarlo, l’umidità favorisce la proliferazione dei funghi. È la primavera che influisce sullo sviluppo della pianta – che le annate si alternino, la ricca che segue quella più scarica, è una leggenda metropolitana. Potatura e le grandi domande: perché, quando, come e quanto potare? La potatura invecchierà precocemente l’albero, non dimentichiamolo. Bisogna avere rispetto del rapporto radici / chioma. Il consiglio di amministrazione dell’albero, la sua direzione generale è nella chioma: se la asportassimo tutta succederebbe il caos. Vengono illustrate le varie tipologie di tagli e il perché si scelgono, come si praticano. L’intensità di potatura è la quantità di massa fogliare tolta rispetto al totale. Con la potatura si devia il flusso linfatico, bisogna tenerlo sempre a mente. Mosca, tignola, rogna, occhio di pavone – le sfide per un albero sano, dai sani frutti. Il moraiolo non ama essere toccato, il canino va lasciato sviluppare fino ai 6/7 metri – è lui che ce lo chiede, altrimenti fa fatica.
L’approccio di Vaso Policonico è centrato rispetto al “partecipante tipo” di questo corso, olivicoltore-trice con qualche centinaio/migliaio di piante. Le pratiche suggerite non sono dirette all’hobbista che può dare un nome ad ogni sua pianta e soffermarsi con lei tutto il tempo che vuole. Le linee di condotta sono tuttavia utili per tutti, per chi vede l’uliveto come una fonte di reddito e per chi lo vive come posto dell’anima, luogo di meditazione e di ritrovo. Gli allegri padroni di casa scrutano con curiosità i gruppetti di corsisti con i nasi all’insù a ragionare sui tagli da fare alla chioma di quest’albero, a spiegare e confrontarsi sulla scelta di non tagliare quell’altro, sulla prospettiva di una potatura di riforma, sulla luce che ora penetra nel vaso policonico. Poi è di nuovo tempo di pausa, l’aroma delle gustose pizze ripiene richiama tutti al riparo della tettoia vicino al recinto delle pecore e delle galline. Ci si siede e sdraia sul prato, si parla. Riprendiamo la pratica, non vogliamo fermarci, finchè cediamo al richiamo dell’ultimo succulento pranzo. Dopo la consegna degli attestati, non si vorrebbe proprio riprendere il viaggio per il rientro, ma rimanere qui, nell’uliveto, che ora appare sotto una nuova luce.


Luca Mazur

Agriturismo il Poggio dell'Artilla, Castiglione in Teverina (VT)




un po' di bibliografia

Agricoltura Organica e Rigenerativa
Matteo Mancini
Agricoltura Organica  
e Rigenerativa
Voto medio su 4 recensioni: Da non perdere
L'Olivo a Vaso Policonico
G. Pannelli, B. Alfei
L'Olivo a Vaso Policonico
Terroir e sostenibilità