Giornate in campagna, scandite dal tempo delle
stagioni; bellezza della natura e della vita e del legame profondo che
unisce tutti gli esseri viventi. Tutto questo si legge nelle parole di Etain Addey e noi le condividiamo, mese per mese.
Oggi Martino è venuto su dalla cantina con il vino nuovo per offrirlo al nostro ospite canadese, Alon,capitato qui d'inverno. Fa molto freddo, fra poco è tempo di carnevale e il vino è un ricordo dei giorni estivi! Sappiamo che è buono perché l'abbiamo già assaggiato, durante la raccolta delle olive, alla fine di novembre.
In quella occasione eravamo solo noi due: la mattina avevamo raccolto già mezzo quintale di olive e, per riscaldarci (le mani ma anche lo spirito), avevamo aperto la botte e risucchiato un litro di buon rosé per accompagnare il pranzo. "Non so cosa hai fatto a questo vino" avevo detto a Martino, "non solo è delizioso ma fa ridere!" E difatti, ci eravamo bevuti l'intera bottiglia in due, ridendo come due matti, e poi ci eravamo guardati "Tu pensi che siamo nelle condizioni di arrampicarsi su un ulivo?" aveva chiesto Martino alla fine del pasto. "Penso proprio di no!" risposi, e così, invece di raccogliere le olive, eravamo andati a letto.
Anche Alon ha bevuto e riso, e ci ha raccontato storie dal suo Quebec. Alcune erano preoccupanti, come quella in cui si era trovato chiuso fuori dal suo quartiere, tornando a casa una sera dall'università, perché durante il giorno era stato eretto un muro di filo spinato attorno all'intera zona, per proteggere una riunione dei "grandi" sul commercio globale. Il soldato che faceva la guardia all'inaspettato muro gli aveva consigliato di farsi dare un permesso, per la zona interdetta, dall'ufficio competente. "È aperto ora?" aveva chiesto Alon. Il soldato aveva guardato l'orologio: erano le cinque. "Domani mattina alle nove" rispose. "E io dove dormo stanotte?" Il soldato questa volta senza rispondere, aveva fissato gli occhi su un punto lontano, assumendo un'espressione di serietà e segretezza militare.
Alon è ebreo e, parlando di vino, ci ha anche raccontato delle loro feste tradizionali, in cui si balla e si beve. Durante il Purim, festa ebraica di Luna Piena, è d'obbligo ubriacarsi perché è il momento del Caos e, come durante il nostro Carnevale, ci si maschera per nascondere la propria identità e per poter così godere dell'anonimato nell'abbandonarsi ai piaceri sregolati. A Purim, si evocano due protagonisti leggendari, l'eroe Mordecai e il cattivo Haman, ma si usa bere molto proprio per oscurare la distinzione fra "Mordecai il Benedetto" e "Haman il Maledetto": bisogna arrivare a capire che sono solo due facce della stessa medaglia. Anche nella nostra tradizione, che include sia la Saturnalia romana che il carnevale cristiano, il periodo di licenza evoca il Caos. Nella vita di tutti i giorni cerchiamo di creare ordine, ma sentiamo che il Caos è la Madre dell'Ordine e che, ogni tanto, dobbiamo dare spazio a questa matrice della nostra vita.
Questo pensiero funge, almeno per stasera, da giustificazione alle molte bottiglie di buon vino scolate!