Allorché il sole si avvicina al punto primaverile la vita del mondo vegetale si avvicina sempre più ad una soglia che può essere confrontata con il passaggio dell’essere desto al sonno pervaso di sogni. La spiritualità della Terra e del mondo vegetale, che si era legata strettamente durante l’inverno con il fisico-materiale, comincia, con il crescente riscaldamento della terra, a distaccarsi dal fisico e a rompere l’incantesimo per il seme morente e la gemma e il bocciolo, per il germogliare e il fiorire delle piante. A questa soglia il pericolo della morte, dell’indurimento, della separazione definitiva dello spirituale dal fisico, attende ogni forma di vita. Questo elemento fisico, se non è stato preparato dalle forze celesti durante il periodo invernale in modo tale da poter divenire il punto di partenza per la spiritualità sviluppantesi in periferia, è sottoposto alle forze mineralizzanti della Terra sempre in attività.
Ciò che nel periodo invernale le forze lunari e terrestri hanno operato nella sostanza vegetale e terrestre, viene nel successivo periodo trasmesso alle forze solari. Pianta e Terra furono durante l’inverno esseri lunari; devono in primavera estate trasformarsi in esseri solari. Questa trasformazione viene provocata dal calore del sole. Il processo salino del seme in riposo, mantenuto latente in inverno, comincia nuovamente a mettersi in movimento grazie alla terra che si riscalda. Nella fine sostanza nutritiva del seme si attuano trasformazioni che, considerate soltanto sotto il profilo chimico, sono uguali a una decomposizione delle sostanze: la proteina viene demolita in aminoacidi fino all’ammoniaca, l’amido insolubile in zucchero solubile, i complessi composti organici che contengono le sostanze minerali, l’acido fosforico, ecc., si decompongono a causa della liberazione dell’elemento minerale da quello organico. Si potrebbero citare molte cose che portano tutte in questa direzione: decomposizione, “mineralizzazione” delle cosiddette sostanze nutritive del seme, che furono saggiamente formate nella pianta durante l’estate e l’autunno precedenti.
Si manifesta però ancora qualcosa che viene liquidato dalla scienza, che lo dimentica e non ne tiene conto, in quanto ritenuto “inessenziale”: il seme germogliante sviluppa un calore proprio. Lo conosce il maltatore che ammucchia l’orzo germinante e lo deve osservare con precisione se il malto deve riuscire bene. Questo calore del seme è un fatto occulto, poiché il calore compare in occasione di ogni salificazione. Allorché facciamo cristallizzare il sale di una soluzione compare il calore. Non possiamo però riscontrare in alcun punto del seme germogliante la presenza di sali che cristallizzano. Che cosa avviene per il sale? È indubbio che in questa decomposizione si formano sostanze che potrebbero cristallizzare se ne esistessero le condizioni, ma esse non lo fanno, anzi scompaiono. Scompaiono dal tessuto di sostante nutritive del seme, senza lasciare traccia. Si è scoperto quasi cent’anni fa che non è mai possibile trovare nel sottile strato cellulare tra il tessuto di sostanze nutritive del seme e della plantula o embrione che vi è inserito, dell’amido o sue sostanze di decomposizione (zucchero, destrina). Questo epitelio che delimita la plantula con una fine pellicola dalla parte nutritiva vera e propria del seme, può persino crescere come radice nella sostanza nutritiva, ma anche in questa formazione simile a radice non si riscontrano mai sostanze che derivino dalla decomposizione di sostanze nutritive. Queste sostanze scompaiono realmente all’occhio fisico. Ricompaiono poi “al di là” della sottile parete divisoria tra il tessuto nutritivo e plantula, nonché “nella plantula” stessa come granuli di amido pronti, come goccioline di grasso, come proteina liquida che aiuta a costruire la plantula.
È importante a questo punto volgere l’attenzione a ciò che la plantula fa veramente durante la decomposizione della sostanza nutritiva e la sua scomparsa fisica. Comincia a crescere, mentre la sostanza scomparsa “al di là” riemerge “in essa” come qualcosa di nuovo. E ciò che cresce dapprima, cresce realmente dapprima in tutte le piante, è la radice.
Abbiamo quindi il seguente quadro reale: la sostanza formata dalla vita, le sostanze nutritive del seme, soggiacciono al processo salino dell’inverno. Ora vorrebbero veramente cristallizzare, ma vengono ampiamente esalate dal seme germinante e scompaiono. Le forze che avrebbero potuto portare alla condensazione, alla cristallizzazione, vengono afferrate dall’eterico (dall’elemento vitale) del seme per condensare nuova sostanza - ora nella plantula - e costruire per prima cosa la radice. L’intero processo è provocato dal calore del sole e inserito nel calore proveniente dalla decomposizione della sostanza nutritiva del seme germinante. Diviene chiaro a questo punto che il processo di germinazione primariamente indirizzato nella formazione della radice è un processo salino sollevato alla vita in cui opera attraverso il calore l’io attivo delle piante dal punto centrale della Terra. Quando è compiuta questa fase, e superato il processo di morte del seme che si è trasformato nel processo salino della radice come fondamento della vita, appare allora la foglia dell’embrione.
La separazione descritta tra tessuto nutritivo e plantula vale esclusivamente per le piante monocotiledoni, di cui fanno parte tutte le specie cerealicole, i gigli, le bulbose, ecc. Nelle piante dicotiledoni le sostanze nutritive che si decompongono successivamente si trovano nelle foglie embrionali formate come spessi organi carnosi. Ma anche in questo caso le sostanze nutritive dissolventesi e mineralizzantesi servono dapprima alla formazione della radice. In questo caso però la scomparsa della sostanza nutritiva non è senz’altro rilevabile. Per comprendere ciò, si devono considerare tali fenomeni come atti dell’essere vegetale. Allora che significa che la sostanza nutritiva delle piante monocotiledoni scompare all’atto della germinazione, scompare in modo tale per cui posso vedere tale scomparsa e dimostrarla? Non è un atto dell’essere vegetale in cui si esprime: non ho tanto bisogno della Terra, non voglio scendere affatto nelle condizioni terrestri, puoi vedere visibilmente come mi mantengo libera delle condizioni terrestri? Questo non essere completamente discesa sulla Terra è comunque il carattere di tutte le piante monocotiledoni.
plantula di cipolla (Allium cepa) - monocotiledone
Per quanto riguarda le piante dicotiledoni questo processo della scomparsa e ricomparsa della sostanza nella plantula non è osservabile dall’esterno. È nascosto in questo fatto un più intimo collegamento di tali piante con la Terra. Ciò si esprime già nel fatto che il tessuto nutritivo e la plantula non sono separati. Il tessuto nutritivo è divenuto un organo che collega la pianta direttamente sul piano della sostanza con l’anno precedente. Le sostanze di queste due foglie embrionali sono formate da luce e calore dell’anno precedente. Mentre queste sostanze si decompongono, le loro forze plasmatrici si liberano per costruire la plantula. Il linguaggio dei gesti delle piante dicotiledoni svela tuttavia segreti della Terra molto più antichi degli effetti della luce e del calore dell’anno precedente. Se si osserva una pianta giovane che ha appena sviluppato le foglie embrionali e non mostra ancora nulla della futura pianta vera a propria, si può avere l’impressione di un essere vivente che si è appena appoggiato sulla terra con le ali spiegate e che immerge la proboscide nella zolla di terra vivente. Il gesto della pianticella dicotiledone è una metamorfosi evidente della farfalla che sugge il nettare del fiore. Questa immagine indica antichissimi stati della Terra, in cui tutti gli esseri viventi erano ancora inseriti nell’atmosfera vivente e prelevavano il nutrimento direttamente dall’atmosfera albumina mediante i loro organi di suzione simili a radici (vedi Rudolf Steiner, Aspetti dei misteri antichi, O.O. 232).
Taraxacum officinalis - dicotiledone
Di quell’antica atmosfera vivente della Terra è rimasto ancora soltanto quel sottile strato di humus vivificato della Terra divenuto minerale e fecondo alla semina. È però ancora oggi una sfera intessuta di processi astrali affini ai fiori, da cui la pianta in germe sugge il primo nutrimento. È possibile mostrare fin nella formazione della sostanza dei componenti vegetali e minerali dell’humus che è presente in questi processi una metamorfosi dei processi di formazione dei fiori. Diviene anche comprensibile, partendo da tale considerazione, perché Rudolf Steiner indicò l’uso di preparati allestiti con fiori, piante fiorite e cortecce per ridare vitalità alla terra (Rudolf Steiner, Impulsi scientifico-spirituali per il progresso dell’agricoltura, O.O. 327).
La metamorfosi della farfalla-plantula non è però ancora compiuta. Abbiamo trovato che è la proboscide che sugge, vediamo le ali delle foglie embrionali che possono svilupparsi, proprio nel caso della vera farfalla, in organi di respirazione della luce, quando tali foglie embrionali diventano verdi. Ma dove si trova il “corpo” di questa farfalla-embrione?
Questo corpo diviene visibile allorché, dopo la plantula, si sviluppa la pianta vera e propria. Cadono le foglie embrionali e si decompongono, l’essere provvisorio della plantula scompare e compare ora, nella pianta germogliante e fiorente, nelle foglie e nei fiori, tutto ciò che nella vera farfalla è serbato “verso l’interno” nell'organizzazione del suo corpo animale, nella formazione degli organi interni. Ciò che ora nasce dalla plantula è il vero e proprio essere solare della pianta. Quando era ancora seme, riposava nella terra invernale, era divenuta un essere terrestre-lunare; la plantula si è liberata dal vincolo di queste forze, ha aiutato la figura spirituale della pianta ad apparire sulla Terra come essere solare.
La plantula è il mediatore della pianta tra Terra, luna e sole.
La farfalla è il mediatore della pianta tra sole e spazio stellare.
Dopo che l’essere vegetale ha sviluppato la vita nell’ambito del processo salino e della trasformazione della radice, è ora esso un grado di intessere di materia la sua figura spirituale indipendentemente dalla Terra. Soltanto la radice è un organo terrestre; fiori con i colori, il profumo e il nettare sono sempre di più dai processi salini, condensando in sostanze l’acqua, l’aria, la luce e il calore. Facendo questo, l'essere della pianta si allontana sempre più dalla vita presente nella radice, passando a quei processi che raggiungono il culmine all'epoca di San Giovanni.
Si chiude in tal modo il circolo il cui impulso di rinnovamento cade ogni anno nel periodo pasquale. Il nucleo centrale di questo impulso è la forza onniconservativa del sale. Se la sua forza viene lasciata alla Terra, essa porta all'indurimento e alla morte; se invece la sua forza viene sacrificata alle potenze della zona circostante la Terra, nuova vita può scaturire da essa. Questo sacrificio avviene di anno in anno in natura, nel regno vegetale, poiché le forze celesti hanno operato in inverno tanto profondamente nella sostanza da far sì che tale sacrificio possa essere compiuto.
Sopra il periodo pasquale vi sono parole antichissime: "Conosci te stesso". Il Cristo disse nella predica della montagna: "Voi siete il sale della Terra". In ciò può divenire visibile che nell'essere umano sono nascoste forze radicali che faranno crescere una nuova esistenza della sua figura spirituale.