Giornate in campagna, scandite dal tempo delle stagioni; bellezza della natura e della vita e del legame profondo che unisce tutti gli esseri viventi. Tutto questo si legge nelle parole di Etain Addey e noi le condividiamo, mese per mese.

Ieri pomeriggio Martino ha finito di torchiare il vino e ha scaricato le vinacce fuori dalla cantina, sotto il sambuco, prima di smontare il torchio. Potrebbe farci la grappa, ma dice sempre che ha paura poi di mettersi a berla. «Già bevo questo buon vino tutti i giorni, se comincio pure con la grappa...».
Stamattina di buon'ora gli asini avevano già trovato la fonte del profumo inebriante di mosto fermentato e erano in un cerchio stretto attorno al mucchio di vinacce nel cortile a mangiare. L'ultima arrivata, Astrid, ancora non proprio accettata dal gruppo, era rimasta un po' fuori dalla festa, ma rimaneva nei pressi e apena vedeva che gli altri commensali si distraevano, si affrettava a prendere un boccone. Passai di là più volte quella mattina, a portare acqua alle galline, a cogliere l'insalata nell'orto, a vangare die piante enormi di bietola per darle all'anatra Simon e alle sue tre moglie che ne sono ghiotte, e ogni volta vedevo gli asini sempre là, sul lato del cortile che dà sulla valle, a mangiare le vinacce e mi sembravano già un po' barcollanti. «Non li farà male?», chiesi a Martino che stava lavando i pezzi del torchio con il tubo dell'acqua. «Lo fanno tutti gli anni!», rispose lui.
Difatti anche le pecore, dopo questa bella stagione in cui corrono dalle querce ai cerri per mangiare le ghiande che cadono a fiotti, passando per il cancello di casa dove spesso trovano le foglie gialle del gelso, si rassegnano alla stagione magra e passano i giorni dell'inverno a mangiucchiare le cime della ginestra che sono leggermente narcotiche per via della sparteina che contengono, un fatto risaputo da pastori da secoli. Si vede che le piante che inebriano fanno parte del patrimonio di tutti e non siamo solo noi con il nostro vino e caffè a tirarci su di morale quando il tempo è grigio. L'effetto della sparteina è quello di eccitare per poi calmare, e quello di intensificare i colori. Che le pecore, come le mucche e le capre, percepiscano i colori p noto, ed è notissimo a me, che sono costretta a mungere sempre vestita di nero, perché se metto una gonna rossa o blu le pecore fuggono spaventate... «Questa chi è?» Quindi forse per il gregge imbottito di ginestre l'effetto sparteina rinverdisce la valle.
È una stagione, questa, in cui si sentono gli ultimi sprazzi d'estate. Qualche susina ancora c'è. I cachi e le nespole, i kiwi e l'uva fragola mandano i profumi della maturazione e il sole è ancora caldo a mezzogiorno.
Si vedono molti piccoli animali che fanno provviste. Ieri il cagnolino, scavando nelle radici di un ulivo, ha tirato fuori le cacche di un topolino di campagna e tante ghiande che ha messo da parte in fondo alla sua tana dove il topolino aspetta l'inverno, al sicuro, con la sua raccolta. Oggi, durante le ore calde, ho visto una cosa strana che volava per aria nel cortile: sembrava un fiore di tiglio, ma quando è caduto a terra, ho visto che invece era una vespa che cercava di trasportare in volo il "prosciutto" di un grosso grillo verde, con un'ala ancora attaccata. Il volo della vespa era intralciato da quell'ala e, ogni volta che la vespa finiva per terra, faceva di tutto per staccare quella parte non commestibile del grillo. Avrei quasi voluto aiutarla però alla fine è riuscita a volare via con il peso ingombrante.
Ma l'osservazione più stupefacente di raccolte raffinate l'ho fatta stasera mentre il cielo diventava sempre più nero e si capiva che stava arrivando la tempesta. Improvvisamente le formiche che abitano sotto un grosso sasso dietro casa nostra, sono entrate nel cortile con fare determinato. «Cosa vengono a cercare?», mi sono chiesta. Ho visto i mucchietti di gusci di semi fuori dall'entrata del loro nido ma non ho mai visto questa fiumana di formiche avventarsi dentro il nostro cortile. Le ho seguite e ho notato che trasportavano piccoli semi neri angolari. Mi sembravano i semi delle campanelle che sono fiorire quest'anno attorno alla porta del nostro bagno. Sì, era proprio là che si dirigeva la folla di formiche e ognuna si affrettava a portare il peso di uno di quei semi verso casa, prima che la pioggia guastasse la festa autunnale. Non l'ho mai provato, ma so che i semi delle campanelle (ipomea violacea) contengono un potente principio attivo dalla proprietà allucinogene, l'ammide dell'acido lisergico, che differisce dall'LSD per soli due gruppi etilici. Si dice che gli effetti allucinogeni dei semi siano intensi e duraturi, e secondi i primi cronisti spagnoli, il tlitliltzin fu usato nei rituali sciamanici dei popoli indigeni del Centro e del Sud America. Il suo nome azteco significava "sacra cosa nera". Ecco, le formiche lo sanno! Quando la tempesta le costringerà a rimanere chiuse nella tana, come useranno questi semi?
È arrivata la tempesta. Noi rimettiamo gli animali al sicuro nelle stalle e ci chiudiamo in casa davanti al focolare con un bel bicchiere di bino e io penso con stupore alla serata delle formiche.