"come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?
Joseph Conrad

Prendersi del tempo per guardarsi intorno, annusare l'aria, ammirare una gemma, osservare l'arrivo del buio, contemplare le stelle. Tutto ciò è fisiologico. Eppure... se guardiamo un panorama in televisione lo ammiriamo estasiati, invece, nel mondo reale siamo distratti. Senza una cornice che definisca una porzione delimitata di paesaggio su cui posare gli occhi ci sentiamo persi, privi di punti di riferimento. Viene allora da chiedersi: cementifichiamo perché non siamo più in grado di vedere?
Certamente abbiamo sviluppato altre abilità: foto strepitose scattate con smartphone "impazziti" che non permettono di alzare lo sguardo, fino all'ultimo scatto, privando totalmente della visione d'insieme; tastiere minuscole che possono portarci ovunque... ma per favore niente gita in campagna, ci sono le zanzare tigre! sto sudando! c'è troppo vento! abbracciare un albero dici? la resina è appiccicosa!

Emanuela, autrice dell'articolo,
passeggia con il suo taccuino
Sarebbe assurdo scrivere tutto questo se non lo avessi - e stessi - sperimentando in prima persona. Dalla città di Roma alla Sabina laziale, perché? A questa domanda rispondo sempre: "ritengo che vivere in luoghi così sia intrinseco all'essere umano". Ma questa è un'altra storia... Fatto sta che se nella mia vita ho preso tante decisioni in tempo record, ho compiuto scelte importanti senza batter ciglio... ora mi è impossibile capire al volo cosa voglio piantare e soprattutto dove!
E dunque: riacquistare la vista. Certamente non è cosa da poco e richiede pazienza.
In Permacultura si dice: prima di fare qualunque cosa, pianta una tenda sul tuo terreno e osserva; osserva per due anni, osserva e interagisci. Caspita, eh? Senza per forza raggiungere l'optimum da manuale, ho cercato di fare del mio meglio: un giorno seduta qui osservo, un altro giorno mi giro e osservo; osservo il sole e le ombre; contemplo. Ritrovare il gusto di immergersi in un luogo, farsi conoscere, conoscere e instaurare un dialogo. Per i cinesi questo dialogo deve essere ininterrotto e il giardino è il prolungamento di questo rapporto vitale. Così finalmente mi alzo e pianto il primo ciliegio...

«Da bambino ho scoperto il valore della terra. L'ho imparato stando seduto con i vecchi della mia Liguria, seduti davanti alla porta di casa. O quando si andava in montagna con i muli.» a parlare “è un botanico, ma preferisce farsi chiamare giardiniere […] conosce tutte le piante, le ha mangiate tutte, le ha assaggiate tutte, anche quelle velenose!” come lo introduce Serena Dandini: Libereso Guglielmi, il giardiniere allievo di Mario Calvino ed Eva Mameli, botanici nonché genitori di Italo, conosciuto quindi come il giardiniere di Calvino ed anche come il giardiniere con il fiore in bocca.
5 marzo 2013. Ricordo perfettamente tutta la serata. Auditorium di Roma, registrazione della terza puntata de "Il Paradiso è Perduto?", andato poi in onda a luglio dello stesso anno (guardala QUI). Di Libereso ne avevo una vaga conoscenza, ma sono un'appassionata dei libri di Italo Calvino e così spinta dalla curiosità, andai. Sorriso sempre pronto a fiorire sul volto incorniciato da una gran massa di capelli e da una barba bianchi, ma sopratutto gentilezza nel parlare. Certamente un giardiniere deve avere uno sguardo attento, deve sapere attendere e praticare pazienza, ma soprattutto (ripeto l'avverbio) deve essere gentile. La gentilezza è espressione del sentimento di cura.

Il suo nome in esperanto vuol dire “libertà assoluta, di pensiero, di azione e di parola”, ed infatti Libereso si dichiara libero, ha 89 anni ed è libero. Come può non esserlo un uomo che da giovane se ne andava in giro saltando da un albero all'altro? Come Cosimo, il protagonista del "Il Barone rampante".
«Tra i personaggi del Barone rampante ci sono anch'io: noi ragazzi saltavamo veramente da un pino all'altro, di ramo in ramo, per raccogliere le pigne. In fondo, tutti i personaggi di Calvino sono persone reali e io li ho conosciuti: il Visconte dimezzato era un suo zio, dal carattere molto mutevole. Era capace di dirmi "Va', va' a mangiare la frutta" e poi, dopo che l'avevo presa: "Ma cos'hai fatto? Hai mangiato la frutta?". Italo era un grande osservatore, ci veniva dietro sempre con un suo libriccino, io non pensavo che annotasse tutto e invece...».

Libereso crede nella magia della natura e le sue storie sono meravigliose, ricche di sfumature, consigli e soprattutto di fiori e piante da mangiare! «Oggi si consumano pochissime specie vegetali e ci perdiamo un’infinità di sapori. Almeno trecento. È buona l’Alstroemeria: si mangiano i getti nuovi come asparagi, insieme con le patate. È buono il Tropaeolum: i fiori si mettono in insalata, i boccioli si usano come capperi. Della Calendula si mangiano i germogli come verdura, mentre i fiori si mettono in alcol e se ne ricava un linimento [...] E il fiore d’Abutilon, squisito! [...] Le foglie di Philadelphus hanno il gusto di cetriolo, mentre quelle di Plantago major sembrano porcini.».
Alain Baraton, nel libro Je plante donc je suis, scrive "Le qualità di un giardiniere sono la capacità di osservazione, la pazienza e l'estro di concepire un giardino come un piatto"; Libereso va oltre, ci invita a fare un giardino commestibile (o a renderci conto che c'è davvero molto di commestibile!) e a mangiarlo di gusto. Il messaggio è: se non riuscite più a vedere la natura con gli occhi, provate almeno a riconquistarla con il palato.


Il nuovo giardiniere era un ragazzo coi capelli lunghi [...] veniva su per il viale con l’innaffiatoio pieno, sporgendo l’altro braccio per bilanciare il carico. Innaffiava le piante di nasturzio, piano piano, come versasse caffelatte: in terra, al piede delle piantine, si dilatava una macchia scura; quando la macchia era grande e molle lui rialzava l’innaffiatoio e passava a un’altra pianta. Il giardiniere doveva essere un bel mestiere perché si potevano fare tutte le cose con calma. 
Italo Calvino: Un pomeriggio, Adamo.


Forse con un titolo come quello dato a questo articolo ti aspettavi qualche indicazione su come cucinare un piatto succulento con erbe spontanee e fiori... va bene, non voglio lasciarti a bocca asciutta! 
Ecco una ricetta pensata e condivisa, raccolta, cotta e mangiata da Vittorio, Veg Autoproduzioni che magari potrai proporre per il pranzo/cenone di Natale (con bacche di ginepro che si raccolgono proprio in questo periodo):

VEGravioli
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ps. per il 2015 vorremmo organizzare degli incontri di cucina, rimani aggiornato/a!


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