- di Vandana Shiva, scritto per "La Nuova Ecologia" settembre 2014

La Monsanto insieme ai suoi amici – l’industria biotech, i lobbisti, la stampa a gettone – continua a spingere per avere il monopolio alimentare mondiale attraverso la fornitura delle sue sementi. Un impero costruito su false fondamenta: la vita non può essere progettata e lavorata come fosse un iPhone.

GRAZIE ALL’ECOLOGIA E ALLA BIOLOGIA sappiamo che la vita si fa da sola, non può essere “fabbricata”. Questo vale anche per la produzione di cibo attraverso la nuova scienza dell’agroecologia, che ci dà una più profonda comprensione scientifica di come i processi ecologici avvengono a livello dei sistemi del suolo, dei semi e del cibo. Le promesse fatte dal settore biotech – aumento delle rese, riduzione dell’uso di prodotti chimici e controllo di infestanti e parassiti – non sono state mantenute. Lo scorso giugno un fondo di investimento ha fatto causa alla DuPont per ottenere un risarcimento pari a un miliardo di dollari per aver promosso colture resistenti agli erbicidi ben sapendo che non sarebbero riusciti a controllare le erbacce, ma anzi avrebbero contribuito alla nascita di super infestanti. Se da un lato l’industria biotech reclama diritti di proprietà e royalties sui semi, dall’altro distrugge sistematicamente le leggi internazionali e nazionali in materia di biosicurezza, sostenendo che i loro prodotti sono “come natura li ha fatti”...

È DAL VERTICE DELLA TERRA di Rio del 1992 che la Monsanto e i suoi amici cercano di negare ai cittadini il diritto al cibo sicuro. Attualmente stanno tentando di smantellare le leggi nazionali sulla biosicurezza in India, Pakistan, nell’Unione Europea, in tutta l’Africa e in America Latina. La loro macchina di public relations sta attaccando, in modo non scientifico, gli scienziati che lavorano sulla biosicurezza come Arpad Pusztai, Ignacio Chapela, Irina Ernakova, Eric Seralini e me. Giornalisti senza alcuna conoscenza scientifica sono diventati i soldati di questo assalto mediatico. Privilegiati uomini bianchi come Mark Lynas, Jon Entine, Michael Specter, senza alcuna esperienza pratica in agricoltura, vengono utilizzati per minare reali scoperte scientifiche circa l’impatto degli ogm sulla nostra salute e sugli ecosistemi. L’industria biotech utilizza questi pupazzi per affermare falsamente che gli ogm sono una soluzione alla fame nel mondo.

NEL 2010 LA RIVISTA “FORBES” mi ha inserito fra le sette donne più potenti del mondo per aver messo le donne al centro del dibattito su come risolvere la questione della sicurezza alimentare nel mondo in via di sviluppo. Quest’anno un giornalista chiamato Jon Entine ha scritto nella sua rubrica sul sito di Forbes, dicendo il falso, che non ho studiato Fisica. Non solo l’ho studiata a livello post laurea facendo un dottorato sui Fondamenti della teoria quantistica, ma ho passato quarant’anni a studiare l’ecologia in fattorie e foreste dell’India, in stretta relazione con la natura e saggi contadini come insegnanti. È questa la base della mia esperienza in agroecologia e biosicurezza.
LA BUONA SCIENZA e le tecnologie collaudate non hanno bisogno di Pr, agenzie di intelligence o governi corrotti per mettere a tacere la voce di scienziati e cittadini. Se credono che per plasmare il futuro bastino degli attacchi infondati a una donna scienziato di un paese in via di sviluppo si sbagliano. Non vedono la crescente indignazione dei cittadini contro il monopolio della Monsanto. In alcuni paesi nei quali la forza e le amicizie della Monsanto sono limitate, le persone e i loro governi stanno rifiutando il suo monopolio e la sua fallimentare tecnologia. La Russia ha completamente bandito gli ogm, la Cina li ha vietati nelle forniture alimentari militari. L’Italia ha approvato una legge che punisce chi pianta colture gm con una pena detentiva di 1-3 anni e una multa di 10-30.000 euro.

CIÒ CHE VIENE SCRITTO SU RIVISTE come Forbes e The New Yorker non fermerà il risveglio di milioni di agricoltori e consumatori: sempre più coscienti dei reali pericoli degli ogm nel nostro cibo e delle carenze e dei fallimenti di un sistema alimentare industriale che sta distruggendo il pianeta e la nostra salute.

traduzione di Tiziana Finelli

per approfondire:
• risposta di Vandana Shiva a The New Yorker (in italiano)
• risposta di Vandana Shiva a The New Yorker (in inglese)
Navdanya International risponde a Il Foglio



"Loro dicono che non sappiamo nulla. Che siamo arretratezza. Che la nostra testa deve cambiare in un' altra. Loro dicono che alcuni uomini dotti stanno dicendo questo di noi. Questi accademici che riproducono loro stessi tramite le nostre vite. Che cosa c’è sulle rive del fiume, Dottore? Prendete il vostro binocolo e i vostri occhiali. Guardate se potete. Cinquecento fiori da cinquecento diversi tipi di patate crescono sulle terrazze sopra gli abissi che i tuoi occhi non possono raggiungere. Quei cinquecento fiori sono il mio cervello, la mia carne.

Un invito a certi accademici, Jose Maria Arguedas dal rapporto "La Libertà dei Semi"


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