Nel saggio "Natura" del 1836 Ralph Waldo Emerson dedica un intero capitolo alla Bellezza. Pubblichiamo la traduzione in occasione del contest "Siamo tutti creatori di bellezza".
Nota: le citazioni sono state dai noi aggiunte.
III. Bellezza
Un più nobile bisogno umano è soddisfatto dalla natura, e cioè l'amore della Bellezza. Gli antichi greci chiamavano il mondo kòsmos, bellezza. Tale è la costituzione delle cose, o tale è il potere plastico dell'occhio umano, che le forme primarie, come il cielo, le montagne, gli alberi, gli animali ci danno un piacere in sé e per sé; un piacere che sorge spontaneo dalla forma, dal colore, dal movimento, e dall'insieme. Tutto questo sembra in parte dovuto all'occhio stesso. L'occhio è il migliore degli artisti. Attraverso la mutua azione della sua struttura e delle leggi della luce si produce la prospettiva, che integra ogni massa di oggetti, di qualunque carattere, in un globo ben colorato e sfumato, in modo tale che, mentre i singoli oggetti rimangono insignificanti e non stimolanti, il paesaggio che essi compongono è circolare e simmetrico. E come l'occhio è il migliore compositore, così la luce è il primo dei pittori. Non c'è oggetto così ripugnante che la luce intensa non possa rendere bellissimo. E lo stimolo che essa produce sui sensi, e quella sorta di immensità che essa possiede, come lo spazio e il tempo, rendono gioiosa tutta la materia. Perfino il cadavere ha una sua particolare bellezza. Ma oltre a questa generale grazia diffusa nella natura, quasi tutte le singole forme sono gradevoli all'occhio, come è provato dalle nostre innumerevoli imitazioni di qualcuna di esse, come la ghianda, il chicco d'uva, la pigna, la spiga di grano, l'uovo, le ali e le forme di molti uccelli, l'artiglio del leone, il serpente, la farfalla, le conchiglie marine, le fiamme, le nuvole, i germogli, le foglie e le forme di molti alberi, come la palma. Per meglio considerarli, possiamo distribuire gli aspetti della Bellezza in tre specie.
Non meno straordinario, se si esclude la nostra minore sensibilità nel pomeriggio, era, a tarda sera, l'incanto di un tramonto di gennaio. Le nuvole dell'occidente si erano divise in tanti fiocchi rosa modulati in tinte di inesprimibile morbidezza, e l'aria aveva tanta vita e dolcezza che era una pena rientrare in casa. Che cosa voleva dire la natura? Non c'era significato nella viva tranquillità della valle dietro il mulino, che Omero e Shakespeare non avrebbero potuto ricreare per me con le parole? Gli alberi senza foglie diventano spire di fiamma nel tramonto, nell'azzurro cupo del cielo a oriente a fare loro da sfondo, e le stelle dei calici morti dei fiori, e ogni stelo appassito e la stoppia ricoperta di brina, danno un contributo alla musica muta.
Gli abitanti delle città pensano che il paesaggio della campagna sia piacevole solo per metà dell'anno. Io trovo la mia beatitudine nelle bellezze del paesaggio d'inverno, e credo che noi ne siamo toccati come dalle geniali influenze dell'estate. Per l'occhio attento ogni momento dell'anno ha la sua particolare bellezza e, nello stesso campo, contempla, in ogni momento, un quadro che non era mai stato visto prima, e che non sarà visto mai più. I cieli cambiano ogni momento e riflettono la loro gloria o la loro malinconia nelle pianure sottostanti. Lo stato dei raccolti nelle vicine fattorie altera l'aspetto della terra di settimana in settimana. La successione delle piante spontanee nei pascoli e ai bordi delle strade, che rappresenta il silenzioso orologio attraverso cui il tempo mostra le ore dell'estate, renderà percettibili perfino le divisioni del giorno a un acuto osservatore. Le tribù degli uccelli e degli insetti, puntuali al loro tempo come le piante, si inseguono l'un l'altra, e l'anno ha spazio per tutte. Per corsi d'acqua la varietà e ancora più grande. In luglio, quell'azzurra pianta acquatica, che si chiama pontederia, fiorisce in ampi letti nei punti poco profondi del nostro fiume ameno e pullula di gialle farfalle in continuo movimento. L'arte non può emulare questo sfarzo di viola e d'oro. Poiché il fiume è in perpetua festa, e ogni mese vanta un nuovo ornamento.
Ma questa bellezza della Natura, vista e sentita come bellezza, è la parte minore. Gli spettacoli del giorno, la rugiada del mattino, l'arcobaleno, le montagne, i frutteti in fiore, le stelle, la luce della luna, le ombre nell'acqua ferma, e cose simili, se vengono ricercate con un'eccessiva avidità, diventano meri spettacoli e ci beffano con la loro irrealtà. Esci di casa per vedere la luna, e questa non sarà che un finto luccichio; non ti piacerà come quando la luce della luna splende sul tuo viaggio necessario. Chi potrà afferrare il bagliore di bellezza dei gialli pomeriggi di ottobre? Se ti fai avanti per afferrarla, ecco sparisce; è solo un miraggio: come quando guardi dal finestrino della diligenza.
Impara a capirle e comprenderai come Dio ha creato il mondo.”
2. La presenza di un più alto valore, vale a dire di un elemento spirituale, è essenziale per la perfezione della natura. L'alta e divina bellezza che può essere amata senza mollezza, è quella che si trova in combinazione con l'umana volontà e non se ne separa mai. La bellezza è il segno che Dio incide sulla virtù [Plutarco]. Ogni azione naturale è piena di grazia. Ogni atto eroico è anche pieno di decoro e fa risplendere della sua luce i luoghi in cui si manifesta e chi vi assiste. Noi apprendiamo attraverso le grandi azioni che l'universo è la proprietà di ogni individuo che ci vive. Ogni creatura razionale ha tutta la natura per sua dote e proprietà. È sua, se lo vuole. L'uomo può spogliarsi di tutto questo; può ritirarsi in un angolo, e abdicare al suo regno, come fanno molti, ma egli ha diritto al mondo per la costituzione. In proporzione all'energia del suo pensiero e della sua volontà, egli prende il mondo dentro di sé. «Tutte quelle cose per cui gli uomini arano, costruiscono, o navigano, obbediscono alla virtù» [Sallustio], dice un antico storico. «I venti e le onde -, dice Gibbon, - sono sempre dalla parte del miglior navigatore». Così anche il sole e la luna e tutte le stelle del cielo. Quando accade che una nobile azione sia compiuta in uno scenario di grandiosa bellezza naturale; quando Leonida e i suoi trecento martiri impiegano un intero giorno per morire, e la luna e il sole vengono e li guardano una volta nel ripido passo delle Termopili; quando Arnold von Winkelried, sulle alte Alpi, all'ombra della valanga, raccoglie sul suo corpo un fascio di lance austriache per spezzare la linea a vantaggio dei suoi compagni; non sono questi eroi degni di aggiungere la bellezza della scena alla bellezza dell'azione? Quando la nave di Colombo si avvicina alla sponda dell'America, davanti a questa sponda - i seIvaggi in fila, accorsi dalle loro capanne di canna, il mare alle spalle e le montagne viola dell'Arcipelago Indiano intorno - possiamo separare l'uomo dal quadro vivente? Non veste forse il Nuovo Mondo la forma umana con quei boschi di palme e savane come adeguato drappeggio? Sempre la bellezza naturale si insinua come l'aria, e pervade le grandi azioni. Quando Sir Harry Vane fu trascinato sul Tower-Hill, seduto su una slitta, per trovare la morte come campione delle leggi inglesi, uno della folla gridò, rivolto a lui: «Mai avesti seggio più glorioso!». Carlo Il, per intimidire i cittadini di Londra, fece in modo che il patriota Lord Russell fosse condotto in una carrozza aperta, attraverso le principali strade della città, mentre andava al patibolo. «Ma, - come ingenuamente si esprime il suo biografo, - la folla immaginò vedere libertà e virtù assise accanto a lui». In luoghi non ufficiali, tra sordidi oggetti, un atto di virtù o di eroismo sembra improvvisamente attirare a sé il cielo come suo tempio, il sole come sua candela. La Natura tende le sue mani ad abbracciare l'uomo, solo che i pensieri di questi siano di pari grandezza. Volentieri essa segue i suoi passi con la rosa e con la viola, e piega il suo profilo splendido e grazioso ad ornare il figlio amato. Se solo i pensieri di questi sono di eguale portata, la cornice si adatterà al quadro. Un uomo virtuoso è all'unisono con le opere della natura, e costituisce la figura centrale della sfera visibile. Omero, Pindaro, Socrate, Focione si associano bene nella nostra memoria con la geografia e il clima della Grecia. I cieli visibili e la terra simpatizzano con Gesù. Nella vita comune chiunque abbia visto una persona di carattere potente e pronta intelligenza si sarà accorto di come facilmente questi accordi tutte le cose a sé, le persone, le opinioni, e il giorno, e di come la natura possa diventare ancella di un uomo.
tanto quanto quei monti dove il suo gregge pasceva.”
La creazione di un'opera d'arte getta luce sul mistero dell'umanità. Un'opera d'arte è un simbolo o un riassunto del mondo. Il risultato o l'espressione della natura, in miniatura. Poiché, nonostante le opere della natura siano innumerevoli e tutte diverse, il loro risultato o la loro espressione è a un tempo simile e individuale. La natura è un mare di forme radicalmente simili eppure uniche. Una foglia, un raggio di sole, un paesaggio, l'oceano, fanno un'impressione analoga nella mente. Ciò che è comune a tutte queste cose, quella perfezione, quell'armonia, è la bellezza. Il modello della bellezza è l'intero circuito delle forme naturali, la totalità della natura che gli italiani esprimono definendo la bellezza «il più dell'uno». Niente è pienamente bello preso per sé; niente è bello se non viene messo in relazione al tutto. Un singolo oggetto è bello solo nel momento in cui suggerisce questa grazia universale. Il poeta, il pittore, lo scultore, il musicista, l'architetto cercano ognuno di concentrare questo irraggiarsi del mondo in un punto, e ognuno nelle sue numerose opere cerca di soddisfare l'amore della bellezza che lo stimola a produrre. Perciò l'arte è una natura passata attraverso l'alambicco dell'uomo. Perciò nell'arte la Natura lavora attraverso la volontà di un uomo ripieno della bellezza delle sue prime opere.
Il mondo perciò esiste per l'anima, per soddisfarne il desiderio di bellezza. Questo elemento, portato all'estremo, lo chiamo un fine ultimo. Nessuna spiegazione può essere richiesta o fornita sui motivi per cui l'anima ricerca la bellezza. La bellezza, nel suo più ampio e profondo significato, è un'espressione dell'universo. Dio è integrale bellezza-giustizia. Verità e bontà, e bellezza, non sono che diversi aspetti dello stesso Tutto. Ma la bellezza in natura non è ultima. Essa è messaggera dell'interiore ed eterna bellezza, e non è semplicemente un bene concreto e soddisfacente. Deve porsi come una parte, e non come l'ultima o più alta espressione della causa finale della Natura.
tutti vi stringa entro i vincoli sacri dell’Amore!”
- da Faust, Johann Wolfgang Goethe
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